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La pandemia in corso ha generato una recessione globale che verrà ricordata dalle future generazioni al pari di quella innescata dalle grande crisi finanziaria del 2007-08. Quest’ultima, tuttavia, si è contraddistinta per il ruolo centrale giocato dal settore bancario: le difficoltà incontrate dalle banche a partire dall’autunno 2008 non solo non hanno permesso alle economie dei paesi coinvolti di risollevarsi velocemente dalla recessione, ma ne hanno addirittura acuito gli effetti negativi. Sebbene questa volta il settore bancario non si trovi al centro della crisi, le banche sono comunque destinate a giocare un ruolo fondamentale per la futura ripresa economica, soprattutto quando le imprese e le famiglie avranno bisogno di credito. D’altra parte, le banche stesse saranno soggette a forte stress  quando una parte dei prestiti concessi si rivelerà inesigibile nei prossimi mesi. Le banche devono quindi farsi trovare adeguatamente capitalizzate, da un lato per fronteggiare le prevedibili perdite e coprire le insolvenze, dall’altro per garantire l’erogazione dei prestiti e accomodare la domanda di credito. In quest’ottica, i maggiori organismi di vigilanza e regolamentazione bancaria del mondo, tra cui la Banca Centrale Europea (BCE) e l’Autorità Bancaria Europea (EBA), hanno adottato, a partire da marzo 2020, un approccio prudenziale, indicando alle banche di sospendere la distribuzione dei dividendi e il riacquisto di azioni proprie. Si tratta di un intervento nuovo in Europa, adottato probabilmente alla luce di quanto avvenuto negli anni successivi alla crisi finanziaria del 2007-08. Dopo il 2007, infatti, la distribuzione dei dividendi da delle banche si era ridotta, ma solo parzialmente, rimanendo superiore a quanto osservato in altri settori economici. Quali sono i fattori che più inducono le banche a distribuire dividendi? Un fattore importante è che dopo la grande crisi finanziaria il valore di mercato del capitale proprio in rapporto al valore contabile (price-to-book ratio) è stato spesso inferiore a 1. Ciò ha spinto le banche a distribuire i profitti ottenuti piuttosto che reinvestirli in attività meno valorizzate dal mercato. Tuttavia, questo comportamento, giustificabile dal punto di vista degli azionisti, potrebbe rendere le banche meno capitalizzate e più rischiose, inducendo una riduzione ulteriore del loro valore di mercato nel medio termine. La sospensione della distribuzione degli utili tende a bloccare questo circolo vizioso e ha effetti benefici nel breve termine sul costo della raccolta bancaria, sul volume dei prestiti per le famiglie e le imprese e, infine, sulla crescita economica. Essa è inoltre necessaria per assicurare che il sistema bancario sia maggiormente capitalizzato e abbia una maggiore capacità di resilienza futura. In un recente lavoro scientifico intitolato “Low price-to-book ratios and bank dividend payout policies”, insieme al Consigliere economico e Capo della ricerca della BRI, Hyun Song Shin, mostriamo che nel periodo successivo alla grande crisi finanziaria i valori di mercato particolarmente bassi delle azioni delle banche hanno favorito un’ampia distribuzione di dividendi. Analizzando 30 paesi avanzati nel periodo 2008-19, circa al 80% delle banche ha distribuito dividendi, contro il 65% nella media delle imprese non finanziarie. Tale differenza permane anche controllando per differenze macroeconomiche e istituzionali tra vari paesi. Nello stesso articolo forniamo inoltre un calcolo preliminare degli effetti della sospensione dei dividendi: una completa sospensione della distribuzione dei dividendi nel 2020 potrebbe avere un impatto positivo sulla capacità di erogare credito stimabile in un intervallo tra 800 e 1100 miliardi di dollari, pari a oltre un punto di PIL del 2019 nei paesi industrializzati. Si tratta di un calcolo preliminare perché solo analizzando i dati dei prossimi mesi, o addirittura anni, potremo verificare l’impatto macroeconomico di questo intervento.  Al momento, alla luce delle precedenti considerazioni e dei nostri risultati, la sospensione dei dividendi appare adeguata a garantire la stabilità e la resilienza del settore bancario. Rimane da valutare se tale misura, vista la situazione congiunturale, debba essere applicata erga omnes o possa essere rilassata per gli intermediari più virtuosi. Si tratta, tuttavia, di una misura eccezionale, destinata ad essere eliminata non appena le incertezze sulla ripresa economica si ridurranno. Il mantenimento di tale misura nel tempo, infatti, potrebbe generare degli effetti controproducenti sulla governance delle banche, soprattutto in relazione alle reazioni degli azionisti.