La cosiddetta «riforma» del governo Draghi rappresenta il più sostanzioso taglio fiscale degli ultimi quindici anni. Ma tutto procede in direzione di una maggiore iniquità
La riforma fiscale concordata tra i partiti della maggioranza, sebbene diminuisca il peso dell’imposta sui redditi da lavoro dipendente e pensioni, riduce il grado di progressività del sistema tributario. Invece di colpire rendite finanziarie e immobiliari e grandi patrimoni, l’intervento del governo si concentra sull’Irpef, tagliando le imposte al 10% dei redditi da lavoro dipendente e dalle pensioni più elevate.